Titolo

Simboli e musica in Willi Pontin


Quadri nei quadri, figure femminili assunte ad archetipi, sfondi lontani di Venezia o di città o, ancora, di paesaggi che assumono contorni di sogno sfiorando l’impressionismo e la metafisica, simboli aerei che  impreziosiscono la tela; il tutto immerso in colori tenui o vivaci ma sempre tesi a quella  “venezianità” farcita di riflessi  lagunari che solo chi vive la storia e le tradizioni della Città d’acqua riesce a capire e a ripetere nella gestualità pittorica: tutto questo e ancor di più volevo capire e approfondire con Willi Pontin in un incontro fissato nella sua casa noalese, su, nel suo studio, tra le sue opere, dopo aver ammirato nella sua sala al piano terra e nell’ingresso i ricordi lasciati dagli amici pittori. “ Spiegare un mio  quadro – ci dice il Maestro noalese -  può essere facile o difficile, a seconda della sensibilità di chi guarda. Io dò la mia interpretazione: la mia pittura ritengo sia prettamente simbolica, veneta per la luce ed il colore. Il mio quadro è un insieme di particolari simbolici, tutti con un proprio significato. Ad esempio, la donna, la figura femminile che ci ricorda quella particolarmente importante della nostra vita,la madre, la moglie, l’amante o  la figlia; quindi, come pittore simbolico, siccome senza la donna non ci sarebbe la vita, ecco questa immagine ricorrente. Le colombe o il volo di gabbiani, da molti interpretato come simbolo di pace, rimane per me simbolo di libera interpretazione: evidentemente di pace, ma non di pacifismo; di pace come tranquillità, serenità che forse va unito con gli elementi fioriti, i petali. Tutto viene assemblato, sia nel paesaggio che nelle nature morte o nel mio grande amore per Venezia.”.
D.: Quadri nei  quadri  in una sovrapposizione che ricorda la “pittura a specchio”, sfondi lontani che ricordano quinte moderne da palcoscenico;  forse geometrismo accanto al simbolismo… Il tutto composto con modulazioni di colori di grande piacevolezza; piacevolezza per l’occhio che guarda, che giunge  alla cadenza ritmica, al suono.
R.:Il geometrismo, i quadri che si ripetono, sì: è una mia peculiarità. E’ proprio grazie al geometrismo che riesco ad inserire, nelle opere monografiche, nella ricorrenza delle immagini, elementi, ricordi. Lo si scopre, ad esempio, nel ciclo “Simboli e memorie della mia terra”, o anche in una delle tante mie fatiche, “Da Asiago a Venezia”, un percorso che parte, appunto dalla bella cittadina di montagna e arriva a Venezia attraversando Bassano,  Marostica  passando per Noale fino al mare, alla laguna. Sono idee, cose per me inspiegabili che realizzo solo nel mio confronto diretto con il quadro, lavorandoci sopra; cose che scopro solo alla fine, quando vedo emergerne il senso.
D.: Ritorno al fattore luce e, quindi, ai colori: elementi questi per te importanti, visto che riesci a esprimerli anche nella grafica, nei passaggi dai grigi al  nero, dalle sfumature al tratto deciso.
R.: Nel tempo, molti critici mi ripetevano che io, in realtà, pur non avendo mai fatto grafica, avevo la grafica nell’anima, proprio per quel mio giometrismo  “naturale”. Le trasparenze e questi grigi di cui parli sono fatti tecnici, studiati a tavolino, se così si può dire, ossia facendo grafica. Il Veneziano e il Trevigiano sono la patria dell’incisione e io, come tanti altri, ho cercato di fare una grafica mia, parlare con la mia lingua, essere come sono. Così come nella pittura esprimo me stesso con gli elementi simbolici - fiori,  gabbiani, colombe o tortore - così nella grafica, cerco di esprimere me stesso con le armi della sapienza tecnica, di quello che ho imparato a scuola. Con altri incisori, con maestri come Licata o Pagnacco, frequento sempre il Centro Internazionale della Grafica, dove si sperimenta in continuazione; perché nella grafica la sperimentazione non finirà mai. La mancanza di colore viene sostituita da trasparenze, da passaggi diversi di acidatura; In pratica, in incisione o in pittura, il visitatore di una mostra, tra cento quadri, un’opera di Willi Pontin la riconosce subito.
D.: e infine, la decorazione..
R.: Ecco, questo è un altro elemento importante, vicino all’amore che ho per Venezia.
D.: In alcuni casi si arriva al Liberty
R.: Uno dei miei grandi amori è Gustav Klimt e la Secessione Viennese. L’ho vista, l’ho studiata mi piace. Anche se mi  piace da matti la drammaticità di Schiele, preferisco la pulizia, a volte allungata all’infinito ma proporzionata al quadro di Klimt..
D.: E per la tua “venezianità” nei colori?
R.: E’ la mia vita… l’ho passata a Venezia, tra calli, campielli e…musei!

Lidia Mazzetto